L'adattamento italiano dei Cavalieri dello Zodiaco
L'adattamento di un anime è passaggio fondamentale per il suo successo perché incide moltissimo sul risultato finale, di conseguenza può segnare la sua strada verso il successo. Un po' come è capitato alla serie dei Cavalieri dello Zodiaco, che grazie al suo adattamento unico nel suo genere, gli ha permesso di avere successo, e poi di mantenerlo nonostante siano passati circa venticinque anni dalla sua uscita.
Ma come nasce il mito televisivo dei Cavalieri dello Zodiaco qui in Italia? Nasce prima di tutto nei nomi. Il titolo della serie venne modificato da Saint Seiya in Cavalieri dello Zodiaco, fu scelto questo nome perché era la traduzione del nome della versione francese (Les Chevalier du Zodiaque) che fu il primo paese al di fuori dell'Asia a trasmetterla. Oltre al nome della serie furono modificati tutti i nomi dei personaggi su richiesta del committente, che all'epoca era la Giochi Preziosi che ne commercializzava i giocattoli. I nomi furono resi più europei, e così si decise di abbinare il nome del personaggio con le costellazioni a cui appartenevano per evitare contraddizioni con la storia. Nella seconda metà degli anni ottanta erano anni d'oro per il doppiaggio di serie animate, che giungevano a valanga e che venivano destinate ai pochi studi di doppiaggio che c'erano sulla piazza, principalmente di Milano. Questa serie animata giunse allo studio PV di Milano che affidò l'adattamento a Stefano Cerioni con Enrico Carabelli alla direzione del doppiaggio. Tale scelta risultò un connubio perfetto perché sia Cerioni che Carabelli ebbero l'intuizione di dare al cartone un taglio diverso dall'originale, con un linguaggio più aulico e un tono epico e cavalleresco, quasi a far rivivere i fasti del mito di re Artù e dei suoi cavalieri. Questa scelta fu dettata da due motivi principali, il primo era la lacunosa qualità dei testi provenienti dal Giappone, poiché ai tempi nelle sale di doppiaggio giungevano copioni di quattro o cinque fogli per riassumere i circa venti minuti di episodio, quindi era poi compito dell'adattatore riempire quei vuoti. La seconda motivazione era che la serie, per i canoni dell'epoca, risultava molto aggressiva sia nelle scene che nei dialoghi, e in quegli anni, in cui il lavoro di adattamento e doppiaggio era molto veloce, non c'era la possibilità di effettuare dei tagli, tranne che in rarissime occasioni, si pensò così di renderla meno cruenta cercando però di mantenere l'originalità del cartone.
Lo scopo di questo esperimento in fase di adattamento era anche quello di uscire dai soliti cliché dell'epoca entrando quindi nella mente del personaggio. I combattimenti ne I Cavalieri dello Zodiaco non risultavano il solito scontro “buono contro cattivo”, ma si tentava di trovare comunque degli ideali da seguire. Ne è un esempio lo scontro alla dodicesima casa tra Fish e Andromeda, dove nella versione italiana il cavaliere d'oro crede di combattere in nome di Atena mentre nella versione originale il suo unico credo è il classico ideale “vince il più forte”. Come spesso capitava in quegli anni, in fase di adattamento furono eliminati tutti i riferimenti alla cultura orientale, così oltre che cambiare l'ambientazione, passando da Tokyo a Nuova Luxor, furono eliminati anche i riferimenti religiosi che fanno parte del personaggio di Virgo, infatti in fase di adattamento il cavaliere d'oro passa dall'essere “l'uomo più vicino a Dio” all'essere “l'uomo più vicino ad Atena”. Nel mentre della fase di adattamento, Carabelli distribuì le voci sui personaggi in base alla sua esperienza e al suo istinto, questo perché, Pegasus a parte, lui stesso conosceva al massimo i primi sette o otto episodi della serie quindi non aveva l'idea di come si sarebbero sviluppati i personaggi o la storia. Così scelse di affidarsi ad un cast di doppiatori che già conosceva e che potessero dare ai personaggi un'impronta più carismatica, così senza provinarli affidò a De Palma, che conosceva per aver lavorato insieme a Robotech, il ruolo di Pegasus, a Danja Cericola fu affidato il ruolo di Lady Isabel, ad Andrea De Nisco fu dato Andromeda, a Luigi Rosa toccò Crystal e a Tony Fuochi Phoenix, mentre per il ruolo di Sirio il discorso fu un po' diverso. Non sapendo molto del personaggio, furono testate diverse voci nei primi episodi, come Pasquale Ruju e Gabriele Calindri prima di essere affidata definitivamente a Marco Balzarotti una volta compresa la pasta del personaggio. Tutte queste caratteristiche hanno ancora più valore se si considera che si viaggiava praticamente a vista, perché come ha confessato lo stesso Cerioni in diverse occasioni, lui non sapeva nulla della trama se non episodio dopo episodio. Questa era la metodologia di lavoro usata all'epoca, poiché non arrivavano tutti i copioni o una trama dell'intera serie, e questo complicava non poco il lavoro degli adattatori come Cerioni che, come spesso racconta, sapeva che lavorava su di una serie animata che in qualche modo parlava dello zodiaco, ma lui stesso non trovò un giusto nesso finché non si giunse agli episodi in cui iniziavano a comparire i cavalieri d'oro. Con questo metodo doveva evitare il più possibile di cadere in contraddizione, perché per fare un buon lavoro su questo tipo di serie in cui gli episodi nono sono slegati tra loro ma tutti seguono un percorso ben preciso. è necessario conoscere ciò che è accaduto le puntate precedenti e ciò che sta per accadere nelle prossime puntate.
Sin dall'inizio della lavorazione i doppiatori hanno dovuto effettuare un lavoro molto più interpretativo che recitativo per riuscire a dare ai personaggi quel qualcosa di diverso che cercava Carabelli che, prima e più di tutti, ha avuto il coraggio di completare i dialoghi con citazioni dei nostri autori più celebri come Foscolo o Dante. Ne è un esempio Pegasus che nell'undicesimo episodio cita uno dei sonetti di Foscolo:
“Dragone, tu hai rischiato la vita per dare a me l’armatura restaurata, e ora è come nuova, e sento addirittura che indossandola il tuo spirto guerrier entro mi rugge.”
Queste citazioni non erano molto ben viste perché si temeva che il pubblico a cui era rivolto, i bambini, non riuscisse a cogliere questo modo di parlare, ma Carabelli era molto deciso ed andò avanti per questa strada. In questo modo si dava anche la possibilità di vedere interpretate, e magari apprezzate di più, quelle cose che ai giovani che frequentavano le scuole avrebbero magari annoiato.
Questo tipo di adattamento ha segnato un punto di svolta per il doppiaggio dei cartoni animati, perché mai nessuna serie prima di allora aveva toccato certi picchi linguistici. Questo adattamento fu anche un momento di formazione professionale per tutto il cast di doppiaggio dal quale, per tutto il tempo della produzione, Carabelli riuscì a tirare fuori tutto il meglio mettendolo al servizio della serie. Il risultato finale dei primi episodi trasmessi ricevette subito il consenso del pubblico risultando tra i cartoni più visti. Forti del successo riscontrato, si decise di continuare sulla stessa strada con ancora più convinzione, anche quando il committente cambiò, infatti Giochi Preziosi acquistò solo i primi 52 episodi che furono adattati e trasmessi più volte. Infatti se ci ricordiamo bene, la serie si fermava sempre allo scontro alla quinta casa tra Ioria e Pegasus. Ad acquistare la parte mancante della serie fu il gruppo Fininvest, che continuò ad affidarsi al lavoro di Carabelli per poi trasmettere i restanti episodi sulla sua rete Junior TV, intitolando la serie “Il ritorno dei Cavalieri dello Zodiaco”. Il lavoro finale su tutta la serie ebbe molto successo, tanto che tale adattamento fu molto apprezzato anche in Giappone dalla stessa Toei per il tono epico donato alla serie.
Con l'avvento della serie di Ade i diritti italiani furono acquistati da Mediaset che affidò il lavoro di adattamento a Ivo De Palma, poiché il maestro Carabelli venne a mancare alcuni anni prima. A De Palma fu chiesto di dare una continuità con la serie passata, non intendendo solo gli stessi doppiatori ma anche il taglio epico e cavalleresco usato negli anni precedenti. Per De Palma non fu difficile perché come ha lui stesso ammesso, ha seguito la strada che tracciò anni prima Carabelli. Nonostante questo è riuscito comunque a dare alla serie una sua impronta, smentendo i tanti detrattori che consideravano lui e il resto del cast ormai troppo vecchi per riprendere i personaggi lasciati anni prima.
Nonostante molti puristi che vorrebbero che la serie fosse fedele al manga, mi sento di dire una sola cosa, che in un certo senso smentisce anche chi vorrebbe ciò: senza questo adattamento, probabilmente, non si sarebbero affezionati alla serie, e senza questo tipo di doppiaggio, forse la serie non avrebbe riscosso il successo che gli viene riconosciuto ancora oggi. È grazie a questi dialoghi, alle citazioni, al trasporto che hanno avuto i doppiatori nell'interpretarla, che rendono i Cavalieri dello Zodiaco la serie con il miglior doppiaggio di sempre.