SAINT SEIYA 2.0

Un pò a tutti sarà capitato almeno una volta - e probabilmente molte di più - di sentir dire che viviamo nell'era di Internet. E in effetti è innegabile, visto che la maggior parte di noi molto probabilmente usa questo medium quotidianamente. Per leggere e spedire la posta, cercare notizie, guardare video, leggere i manga, prenotare viaggi, comprare qualcosa (qualsiasi cosa, dalla casa alla carta igienica), costruire e mantenere siti e scaricare files da questi ultimi.

E, in quest'era del World Wide Web, si è assistito anche alla nascita di quelle serie che sono chiamate "figlie di Internet". Ovvero quelle serie che, dopo partenze un pò in sordina, sono diventate famose grazie al tam-tam di coloro che, facendo passaparola sulla rete, hanno sensibilmente contribuito ad aumentarne la fama, oppure quelle i cui personaggi fanno un uso sensibile del web, ad esempio facendo ricerche come ormai le facciamo noi, con Google e Wikipedia.

I Cavalieri (vi stavate chiedendo quando li avrei tirati in ballo, eh?) non sono propriamente una serie figlia di Internet. Nel 1985 il web esisteva appena a livello embrionale, ed era sconosciuto alle persone comuni. Nel manga, i computer non compaiono praticamente mai, e nell'anime sono macchinoni con bizzarre palline e linee colorate sullo schermo. Eppure, più di molti altri "grandi classici" del passato, grazie alla passione dei fans hanno saputo sbarcare anche sulla rete. Se si digita Saint Seiya su Google, escono 3.790.000 risultati, 1.530.000 per Knights of the Zodiac, 1.150.000 per Caballeros del Zodiaco, 393.000 per Chevaliers du Zodiaque e 291.000 per Cavalieri dello Zodiaco. In altre parole, solo limitandoci alle cinque principali lingue occidentali, abbiamo la bellezza di 7.154.000 siti che trattano, citano, discutono o vendono i Cavalieri, una serie nata 30 anni fa, i cui sviluppi negli ultimi anni sono stati parziali e non sempre ben riusciti. Al mondo ci sono nazioni con molto meno di 7 milioni di abitanti…

Questo dato mostra, più di qualsiasi altro, la grande attenzione del pubblico dei Cavalieri (e degli anime e manga in generale) verso Internet. Per anni, sono stati proprio loro l'anello debole della catena (virtuale) dei Cavalieri: il sito ufficiale di Kurumada, pur visitato da milioni di contatti, era poco chiaro, aggiornato poco, ha spazio e banda limitata ed è solo in giapponese o in un inglese, tra l'altro mezza sgrammaticato. Shiori Teshirogi ha un piccolo blog, anch'esso poco aggiornato e anch'esso solo in giapponese. Megumu Okada rasenta l'introvabile. E persino le grandi case produttrici, quando si tratta di creare pagine pubblicitarie sugli anime o manga dei Cavalieri, solitamente lo fanno poco e male, con le informazioni più basilari e, spesso, svariati errori d'inglese. Non è certo una cospirazione contro i CdZ - la situazione è più o meno la stessa con tutte le serie - ma è comunque un peccato, forse frutto dell'orgoglio e della convinzione che gli unici fans che valga la pena di avvisare delle novità, quelli giapponesi, possano comunque procurarsele attraverso altre fonti come le pubblicità sulle riviste antologiche, mentre quelli internazionali aspetteranno con calma il release nel loro paese.

Quale che sia, di certo tutto ciò priva i fans internazionali di un vero polo unico d'informazione, di una fonte aggiornata, universale e completamente affidabile da cui tanto i webmaster quanto i navigatori comuni possano trarre scoop, retroscena e novità. Il giorno che ciò accadrà, se mai verrà, il legame tra Cavalieri e web diventerà finalmente biunivoco, e le potenzialità del web potranno essere sfruttate in pieno.

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